L’innovazione di prodotto e la riduzione del ‘time to market’ rappresentano i fattori su cui si gioca la competitività anche delle piccole e medie imprese manifatturiere. L’introduzione nel mercato di nuovi prodotti sempre più concorrenziali ed in tempi ridotti impone l’adozione di una serie di metodologie (TCT, Time Compression Technologies), la cui integrazione consente di ottenere significative riduzioni dei tempi di ideazione, progettazione ed ingegnerizzazione. Tra gli strumenti a supporto delle imprese per affrontare e vincere queste sfide rientrano tecnologie come il Reverse Engineering (RE). Questa tecnologia nasce dall’esigenza di realizzare, in tempi rapidi, prototipi (virtuali e reali) utili alla valutazione estetico-funzionale del prodotto oggetto di studio.
Il RE consente la ricostruzione di un modello digitale a partire da un oggetto reale o da una sua parte. Il metodo prende avvio dalla digitalizzazione e dalla misurazione delle coordinate dei punti appartenenti alla superficie di un oggetto e prosegue con la traduzione della nuvola di punti acquisiti in un modello CAD, attraverso diverse tecniche scelte in funzione della sua geometria. Questa metodologia viene chiamata Reverse poiché si oppone sia concettualmente che operativamente ai tradizionali sistemi dell’ingegneria che partono da un modello CAD per produrre un oggetto reale.
Non solo l’industrial design si serve delle tecniche di RE, ma anche l’industria automobilistica, il settore archeologico, quello medico, il campo del recupero di edifici appartenenti al patrimonio artistico e architettonico, il settore delle animazioni e del mondo virtuale. Il RE viene impiegato in diverse situazioni riscontrabili anche in campi molto diversi:
Le situazioni dove, avendo un oggetto reale, c’è bisogno di un modello digitale, matematico o parametrico, sono molteplici. Le attività di ricerca che sfruttano le tecnologie di RE, all’interno di questo dipartimento, si concentrano prevalentemente nei campi di:
Laboratorio di Reverse Engineering